sabato 11 agosto 2012

Il mito sopito di Rory Gallagher

Si parla spesso di chitarristi quando si discute di musica. Non appena si pronuncia lo strumento vengono in mente tantissimi artisti qualificati come migliori a livello mondiale: Jimi Hendrix, John Frusciante, David Gilmour. Questa volta volevo scrivere due righe su un artista meno considerato, soprattutto in questi ultimi anni, sparito dalle memorie dei più, rimasto nei ricordi degli appassionati di blues. Io ho avuto la fortuna di scoprirlo al Pistoia Blues 2012, dove lo storico bassista che lo accompagnò per il corso di quasi tutta la sua carriera, Gerry McAvoy, ha creato una "band of friends", per tributargli un giusto omaggio e portare ancora oggi la sua storia e la sua arte in giro per il mondo. Sto parlando di Rory Gallagher, irlandese, posizionato come 57° tra i migliori chitarristi di sempre dalla rivista Rolling Stones.

Rory inizia a suonare la chitarra all'età di nove anni, ispirato da mostri sacri del blues come Muddy Waters e Woody Guthrie. Dall'Irlanda si trasferisce a Londra intorno alla metà degli anni 60', diventando leader dei Taste gruppo da lui creato di cui è memorabile l'esibizione al famoso festival britannico all'Isola di Wight, dove sono passati nelle varie edizioni alcuni tra i più grandi musicisti di sempre, come per esempio gli Emerson Lake & Palmer, i Jethro Tull, nonché famoso per essere stato l'ultimo palco per Jimi Hendrix e per i Doors con Jim Morrison alla voce.

Gallagher sempre con i Taste e con l'uscita dell'album "On the boards" inizia a farsi conoscere nella scena nazionale ed europea, con il suo stile tecnico molto particolare e una voce con caratteri unici che lo accompagnerà fino alla fine della carriera. I Taste si sciolgono nel 1971, quando Gallagher vuole intraprendere la carriera da solita, conscio del proprio talento e della reale possibilità di successo.


Rory ingaggia Gerry McAvoy al basso, e con lui creerà un binomio indissolubile che condurrà l'irlandese presto alla fama. Dopo un paio di album che non destarono molto scalpore fra il pubblico e la critica, arrivarono due progetti alquanto audaci per l'epoca ma che ripagarono interamente l'artista e i suoi fedeli fan.


Il primo è "Tatoo", album dove si dimostra l'eleganza e la tecnica del chitarrista, che si cimenta in diversi generi contenuti in un solo album. Si passa dal Chicago blues di "Who's that coming", allo heavy di "Cradle Rock", che diventerà soggetto di molte cover dopo la sua originale realizzazione. Troviamo anche il più classico blues in "Tatoo'd lady" e un bel jazz "They don't make". L'album rende visibile alla critica Gallagher, che si rende eclettico davanti agli occhi di un pubblico troppo spesso abituato ad artisti fossilizzati su generi predefiniti, come il blues o il rock n' roll.

Il successo, la fama e la possibilità di dimostrare il suo carisma, arriva con l'Irish tour, dove Gallagher diventa un vero eroe per le folle, per il suo atteggiamento aggressivo sul palco, il suo modo di suonare la chitarra e la sua presenza scenica. A metà degli anni 70', l'isola verde era bagnata dal sangue degli scontri tra nord e sud, la situazione era tesa e il clima carico di odio fra le opposte fazioni. Ogni giorno scontri avvenivano nelle piazze e  in altri luoghi pubblici, le bombe e il terrorismo erano all'ordine del giorno. Ogni occasione era buona per ribadire una ragione su l'altra, non a caso molti artisti richiedevano esplicitamente, quando dovevano suonare in Irlanda, di fare i propri live a Dublino, dove la situazione era molto più distesa, piuttosto che a Belfast, luogo dove avvenivano principalmente i disordini. Gallagher fu uno dei pochi artisti che suonò in entrambe le località, senza creare alcun problema dal punto di vista dell'ordine pubblico. La platea veniva colpita dall'empatia percepita con il cantante e da quel figlio d'Irlanda che univa  la chitarra e la voce fino a renderle un suono unico. Da questo tour verrà registrato un album live omonimo, definito uno dei più belli di sempre.

Poi tre album, prevalentemente hard rock, intervallati da pezzi jazz e blues, principalmente rivisitati su parametri più "duri" rispetto agli originali. In questi anni, dal 75' al 79', stringe amicizia con Roger Glover, bassista dei Deep Purple, dalla quale prende spunto per un affinare il proprio stile e per creare un sound simile a quello del gruppo britannico, evidente nella canzone Moonchild.

Restato solo con il batterista Ted McKenna, ingaggia Brinsley Schwarz alle tastiere e nel 1982 inizia la collaborazione con  il sassofonista Dick Parry,  famoso per aver contribuito all'album The Dark Side of the Moon dei Pink Floyd.
Incidono "Jinx". I tempi però sono cambiati, gli anni 80' hanno portato alla ribalta il nuovo genere del rock elettronico, e Gallagher si ritrova con un sound definito dalla critica come "obsoleto". Rifiutandosi di cambiare stile per compiacere il pubblico, decide di andare a rispolverare i suoi grandi pezzi, compresi quelli dei Taste, scritti e incisi agli inizi della sua carriera.

Non a caso, dopo 5 anni, torna definitivamente a casa, con l'incisione dell'album "Defender", totalmente blues, cosi come "Fresh Evidence" e nel 1992 "Bullfrog interlude", ultimo album in studio dell'artista.


Due anni dopo, a causa dell'eccessivo consumo di alcol, Gallagher viene sottoposto ad un trapianto di fegato che non va a buon fine a causa dell'avanzato stato della cirrosi epatica. Il 14 giungo 95', all'età di 47 anni, Rory Gallagher muore e tutte le tv irlandesi, compresa la BBC, sospendono la programmazione per onorarlo e per poi trasmettere in diretta il suo funerale. Dopo la sua scomparsa esce un album postumo, "Blues days for a blues", tratto dalle BBC sessions.

Gallagher è sempre rimasto un fenomeno gaelico e sassone, il suo successo e le sue capacità contagiarono l'Europa e il mondo ma il suo modo di fare musica era sempre strettamente collegato al suo paese d'origine e alla Gran Bretagna. Spero in una riscoperta di questo artista, da parte di tutti, per quello che ha dato al blues  al rock, pezzi come "Easy come easy go" o "Shadow play" dovrebbero essere inscritti nella memoria di ogni amante della musica.

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