lunedì 30 luglio 2012

Arenzano Rock Festival 2012

Da anni la località marina di Arenzano rappresenta per gli amanti del rock un appuntamento fisso nell'estate ligure. L'anno scorso ero andato a vedere per la prima volta gli "Outside the Wall", tribute band dei Pink Floyd che poi avrei seguito in quasi tutti i concerti a venire. Quest'anno sarà nuovamente presente questo gruppo, accompagnato in un'unica serata dai Led N' Roll:  tributo ai Led Zeppelin, composto per tre quarti dagli stessi musicisti degli "Outside the Wall", e dai Radio Ga Ga, band tributo ai Queen in attività dal 2001. 

Gli Outside The Wall all'opera

Tutti e tre i gruppi hanno già alle spalle delle presenze a questa manifestazione, che quest'anno si terrà il 12 agosto, presso l'Arena del Mare di Arenzano, situata a nord del centro storico e a pochi metri dalla stazione ferroviaria della località. L'ingresso è a pagamento, 10 euro, con posto a sedere. E' possibile prenotare chiamando il numero 348 3869308. La biglietteria aprirà alle ore 20, è disponibile un ampio parcheggio appena fuori l'arena ma è indispensabile arrivare prima dell'inizio del concerto per trovare parcheggio, vista la grande affluenza di persone nel paese di Arenzano per ragioni turistiche. 

sabato 28 luglio 2012

Il Banco del Mutuo Soccorso e "Le Orme" incantano Villa Serra

Troppo tempo era passato dall'ultimo concerto del Banco del Mutuo Soccorso a Genova, il festival Goa Boa riporta nel capoluogo ligure questo storico gruppo romano, accompagnato dall'eccezionale presenza de "Le Orme", altro complesso entrato di diritto nell'immaginario di chi gli anni del boom progressivo li ha vissuti, ma anche dei più giovani che hanno riscoperto certe musicalità anni dopo.

Il tutto è coronato dalla suggestiva location: Villa Serra di Comago. Uno dei giardini liguri più belli, condito da sentieri naturalistici e botanici, piante esotiche e dallo splendido edificio dalla quale prende il nome il parco: una villa in stile Tudor, raro esempio di architettura neogotica risalente al diciannovesimo secolo. Il palco è quello del "Breakout festival", organizzato l'anno precedente nella medesima località.

Arriviamo ai cancelli per le nove, dopo essere entrati ci dirigiamo verso il prato che ospiterà il concerto. A differenza degli eventi precedenti, sotto il palco, sono state sistemate file di seggiolini, alcuni riservati ma in maggioranza liberi. Già tutti occupati ci defiliamo ai bordi della prima fila, non prima di aver speso ben 5 euro per una birra che definire piccola sarebbe un complimento. Ci accomodiamo a terra, guardandoci attorno notiamo che c'è molta gente, più di quanto ci aspettassimo. La maggioranza è composta da persone di mezza età ma anche molti giovani sono presenti all'evento e quasi tutti indossano la storica maglia del "Banco" su cui è stampato un vecchio salvadanaio. Come ogni volta il concerto slitta di 40 minuti, un organizzatore sale sul palco per tranquillizzare il pubblico riferendo di un semplice problema tecnico. Ad un tratto le luci che puntano dritte sul prato si spengono, ed ecco salire sul palco uno ad uno i componenti de "Le Orme", che apriranno il concerto per poi fare spazio al Banco. Fabio Trentini al basso e William Dotto alla chitarra, sono seguiti dal "maestro" Michele Bon, tastierista del gruppo dagli anni novanta. Entra poi Jimmy Spitaleri, cantante della band dal 2010, con la consueta capigliatura che vede i lunghissimi capelli bianchi poggiarsi sul petto avvolto in una camicia nera anch'essa stretta in una sciarpa messa come una stola.
Per ultimo sale sul palco Michi dei Rossi, uno dei fondatori del gruppo, appartenente allo stesso dal 1967.

Il concerto inizia ed è subito un grande successo, Jimmy Spitaleri è davvero forte, una bella presenza scenica, ha una voce alquanto particolare, non convenzionale ne per i canoni rock e nemmeno per quelli prog. Questa sua particolarità lo rende superlativo nell'interpretazione de "La voce del silenzio", davvero migliorata rispetto al passato. Il batterista Dei Rossi tra una canzone e l'altra prende spesso la parola, rompendo in modo piacevole l'atmosfera attenta che si va a creare durante l'esibizione. La canzone più richiesta dal pubblico è anche quella che va a chiudere, tra le proteste dei paganti che li vorrebbero trattenere oltre, l'esibizione della band: "Gioco di bimba". Il tastierista Michele Bon da prova del suo confermato talento mostrando l'abilità con la quale si districa fra le distorsioni delle sue tastiere. Anche William Dotto e Fabio Trentini sono davvero eclettici, la maggior parte del pubblico, non avendoli mai visti suonare, considerato che anche le Orme non si vedevano a Genova da tempo, rimangono sorpresi dall'empatia creata all'interno della band, formatasi da poco, se consideriamo i continui cambi di line up alla quale è stato sottoposto il nome "Le Orme" negli ultimi 20 anni. Il gruppo esce dal palco tra gli applausi e le luci sullo stage si spengono temporaneamente.

La musica inizia ad invadere di nuovo il parco nel momento in cui appare da dietro le quinte Vittorio Nocenzi, il tastierista del Banco. Tra gli applausi scoscianti della platea si sistema sul palco, rispondendo anch'esso con un applauso all'ovazione del pubblico. Dopo di lui fa il suo ingresso Filippo Marcheggiani, chitarrista dal 1994. Iniziò la sua collaborazione con il Banco appena diciottenne e il suo talento lo portò e lo porta tutt'ora ad essere uno dei migliori chitarristi nella scena musicale italiana. "Più spettinato che mai", come lo definirà qualcuno durante la serata, si presenta con il suo basso Tiziano Ricci, nella formazione dall'89'. Lo seguirà Alessandro Papotto ai fiati. Parte l'intro di "Nudo". Sale sul palco Francesco Di Giacomo, icona indiscussa della band, marchio di fabbrica dello stile progressivo del gruppo romano. Interpreta la canzone con un'emozione evidente e dopo di essa si lascia andare a qualche battuta: "Lo spread dorme lontano da voi, non preoccupatevi" e lancia un monito di speranza, "non preoccupatevi di quello che accade ma fate come ad un concerto, non subite passivamente ma partecipate, e vediamo di cambiare insieme questa nazione di merda". Gli applausi dal pubblico si sprecano, così come l'emozione che pervade l'aria finisce per contagiare tutti.

Lo show continua con svariati pezzi storici della band, come la struggente quanto suggestiva "Canto nomade per un prigioniero politico". Il testo veritiero ai tempi dell'incisione, si ripropone con sfacciata prepotenza come tema d'attualità ancora oggi, contro il conformismo di massa e l'imbarbarimento dei popoli, armi peggiori di qualsiasi catena. Qualcuno chiede dal pubblico "Ragno", che poi verrà eseguita come pezzo di chiusura, e Di Giacomo risponde "E' una frase che andava di moda qualche anno fa ma è sempre valida, non siamo un juke box".

Sono molte le emozioni che l'esibizione trasmette al pubblico. Le note, l'armonia ma anche l'aggressività di alcune sequenze rendono l'evento davvero memorabile. La voce di Di Giacomo è semplicemente straordinaria. Uno dei momenti più belli della serata è quando il cantante del gruppo romano prende la parola e dedica una canzone ai giovani presenti: "Questa canzone la voglio dedicare con tutto il cuore e con tutta l'emozione ai giovani presenti" dice Di Giacomo visibilmente commosso, "finché ai nostri concerti vedremo dei giovani saremo consapevoli, senza essere santoni, di aver lasciato qualcosa, diciamo di aver seminato se non bene, benino". Dopo queste parole parte "750,000 anni fa l'amore", il capolavoro è realizzato e il pubblico rapito.

Con il Banco non sembra mai arrivato il momento di chiudere, ma quando escono e rientrano per concedere il bis portano con loro una sorpresa che fa accapponare la pelle ai fan del prog: gli ultimi pezzi verranno eseguiti da "Le Orme" e dal "Banco", insieme, sul palco. Ed ecco arrivare tutti i componenti delle due band, manca solo Jimmi Spitaleri, intrattenutosi un po più a lungo dietro le quinte. Lo va a prendere Di Giacomo e quando le band sono al completo esplode Villa Serra. La maggioranza del pubblico è ormai sotto il palco, si canta e si balla al ritmo di due chitarre elettriche, una acustica, un basso, due batterie, un flauto traverso o un clarinetto, due tastiere e due voci. Dopo svariati minuti di esibizione in simbiosi e il momento di spegnere la luce, ed ecco gli artisti in fila sul palco a ballare come al Moulin Rouge, mentre il chitarrista Marcheggiani fa un video col cellulare. Bacchette e plettri vengono lanciati sulle prime file e tra l'ovazione del pubblico gli artisti si congedano.

Senza alcun dubbio una serata che rimarrà impressa nella memoria di tutti i presenti. Condita da una fantastica cornice naturalistica, il Banco e Le Orme hanno dimostrato come anche un genere di musica definito spesso "pesante", può risultare coinvolgente ed interattivo, senza tralasciare l'aspetto tecnico e concettuale di questo ambito musicale.

venerdì 27 luglio 2012

New Trolls su Spreaker

Dopo il concerto genovese, sono rimasto particolarmente impressionato dalla musica dei New Trolls. Non avevo mai approfondito molto il mio rapporto con questo gruppo, ma nemmeno il tempo di iniziare e sono stato travolto da una marea di novità, segno che il cuore pulsante della musica italiana di qualità batte ancora. Vengo a conoscenza direttamente dalla pagina facebook dei New Trolls (http://www.facebook.com/musicanewtrolls), che è nato un progetto, sulla piattaforma Spreaker, di Nico Di Palo e Vittorio De Scalzi. In ogni puntata, gli storici leader del complesso, racconteranno la storia dei New Trolls attraverso una canzone. Progetto web radio molto interessante per chi, magari giovane come me, non conosce interamente la storia di questo gruppo e vuole riviverla raccontata dai protagonisti. Il player radio lo trovate nella barra destra di questo blog oppure andate direttamente su http://www.newtrollsradio.it/, dove potrete trovare ancora più informazioni sul progetto.

Buon Ascolto!

giovedì 26 luglio 2012

Genova riscopre l'anima progressive dei New Trolls

Il 25 luglio 2012, all'Arena del Mare al Porto Antico arrivano i New Trolls. O meglio, arrivano Salvi e Belleno, unici componenti originali dello storico gruppo genovese. Gli altri sono dei rimpiazzi, comunque molto bravi e all'altezza della situazione: Claudio Cinquegrana alla chitarra, Fabrizio Chiarelli voce e basso, Alessandro Del Vecchio tastiera e voce.  L'idea è quella di portare in tour UT, l'album interamente progressive della band, scritto e inciso nel 1972, dopo l'insuccesso commerciale di "Searching for a land", primo album doppio nella storia del rock italiano, cantato interamente in inglese. Il pubblico non era ancora pronto a una novità del genere, tutti si aspettavano un LP che facesse innamorare come "Concerto Grosso n1°" e invece arrivò un LP che la critica d'allora definì un po presuntuoso.

Con UT i New Trolls decidono di tornare a casa, alla latinità dei suoni e della lingua. Non a caso "UT" è una congiunzione latina che sta a rappresentare una finalità, ed è stata utilizzata fino al diciassettesimo secolo per indicare la nota Do.

Arrivo all'Arena per le nove, una bella location che si affaccia sul porto di Genova. Spero di trovare ancora qualche posto libero. Entrando mi stupisco nel vedere poca gente, qualcuno è a prendersi una birra, altri sfogliano i libri in vendita alla bancarella, mentre alcuni sono sul molo ad osservare i traghetti partire per chissà quale meta. Preso il biglietto nel primo settore, mi ritrovo in seconda fila, un buon posto tutto sommato, se non fosse per i seggiolini, così serrati fra loro, che mi costringono a tenere le gambe piegate. Decido di farmi un giro, come in ogni concerto l'inizio slitterà di una mezz'ora. Faccio due chiacchere con i venditori di magliette che vedendomi indosso la t-shirt del Pistoia Blues, mi fanno qualche domanda sull'evento. Noto che sono uno dei pochi giovani presenti, i ventenni si contano sulle dita delle mani, il resto del pubblico è composto da persone di mezz'età.

Si fanno le nove e mezza, noto che la prima fila è quasi interamente libera e occupo un posto. Ho una visuale perfetta, mentre sul palco salgono gli UT/New Trolls. Parte l'applauso. Salvi, storico tastierista, dalla sua postazione fa una breve presentazione. Si apre subito con l'album simbolo dell'evento, parte "Studio" e da lì si seguirà l'ordine naturale dell'album. Tra un pezzo è l'altro c'è quasi sempre una breve spiegazione di Salvi. La prima grande emozione della serata è l'esecuzione de "I Cavalieri del lago dell'Ontario", esegesi del prog nostrano, superbo pezzo pieno di emozioni anche visive, grazie al bellissimo testo cantato in questo caso dal nuovo bassista Fabrizio Chiarelli e dal tastierista Alessandro Del Vecchio.

Si passa dallo struggente "Chi mi può capire" a "Lights", per arrivare a "Nella sala vuota" pezzo che accompagnava l'LP "Concerto grosso n1°". Un'improvvisazione registrata nel 1972. Il batterista Belleno esegue un fantastico assolo, terminandolo visibilmente provato. Vedere la grinta e l'amore per la musica dell'esperto batterista è stato uno dei momenti più belli della serata.

Pezzo da sempre molto criticato è "Paolo e Francesca", brano che passa da un prog molto mediterraneo ad un canto da musical. Il dialogo tra i due protagonisti del brano, viene eseguito con basso e chitarra, il risultato per alcuni è abbastanza grottesco. Se era indispensabile "dire" qualcosa, sarebbe stato preferibile un vero e proprio recitato, alla "Sogno numero 2" di De André.

Poi è tutta una tirata verso la conclusione del concerto, il pubblico apprezza l'esibizione con una lunga serie di  applausi, anche se gli artisti sul palco avrebbero meritato una vera e propria standing ovation. Dopo l'ultimo pezzo, "La prima goccia bagna il viso", il gruppo esce dallo stage fra gli applausi. Molte persone si avviano verso l'uscita. Nemmeno il tempo di avvicinarmi al fonico per chiedergli di passarmi la scaletta, che ecco rientrare la band. Io mi trovavo con i gomiti poggiati sul palco insieme ad altre poche persone, mentre il tastierista Del Vecchio invitava tutto il pubblico rimasto a portarsi ai piedi della struttura. Una volta sistemati fanno un bis di "Shadows" (Adagio), molto bello. Poi si intrattengono un po con la gente. Una volta terminato il concerto, l'arena all'aperto si svuota lentamente e io riesco a farmi passare l'agognata scaletta.


Un gran bella sessione, in una suggestiva location con musica di qualità. E' sempre triste vedere alcuni seggiolini vuoti a certi eventi e magari incrociare una marea di persone in altri locali poco distanti dal concerto. Che sia più facile e meno impegnativo gettarsi in una discoteca e farsi fotografare vicino a tette giganti, piuttosto che ascoltare musica da "capire" è fuori da ogni dubbio. E non è questione di moralismo. Non pensavo semplicemente che generazioni intere si fossero rincoglionite fino a questo punto.

Complimenti a chi ci ha regalato delle emozioni e lunga vita agli Uno Tempore!

domenica 15 luglio 2012

Testo "Easy Come, easy go" di Rory Gallagher tradotto in italiano

Dopo il Pistoia Blues 2012 sono venuto a conoscenza di questo grandissimo artista irlandese. Visto che in rete è difficile trovare il testo tradotto di una delle sue più belle canzoni, "Easy come, easy go", ho deciso di postarlo io nella speranza di aiutare qualcuno nel comprendere ancora meglio questo pezzo storico per la musica rock.

Rory Gallagher - Easy come, easy go (Tradotto in italiano)

"Dopo vincite facili e perdite facili
ora non sei più così spensierata
hai trovato la spina dietro la rosa

l'hai presa così male
persa dentro te stessa
devi venire fuori presto
devi provare di nuovo
per sentire una melodia veramente nuova

un tempo era "facile vincere, facile perdere"
ultimamente senti solo note tristi
un tempo volavi e seguivi il vento
ultimamente non ti riconosco più

Non prenderla così male
le cose cambieranno
non farla così triste
il sole brillerà di nuovo

ti prego, non chiudermi fuori
di cosa si tratta in fondo?
cambierò tutto completamente
non mi vuoi lasciare entrare
non hai bisogno di un amico?

Se posso essere d'aiuto chiamami senza problemi
io sono pronto a venire e pronto ad andarmene
non dipingerla in modo così triste
quando sai che la luce brillerà

non esaurirti del tutto
chiusa dentro te stessa
devi uscire dal guscio
forza, prova di nuovo
e sentirai una melodia diversa."

Rory Gallagher - Easy come, easy go 

"From easy come and easy go, 
Now you're not so carefree. 
You found the thorn behind the rose, 
You took it, oh, so badly.

Lost inside yourself, 
You've gotta break out soon. 
You've gotta try again 
To hear a brand new tune.

Once easy come and easy go, 
You just hear sad notes lately. 
You used to fly and chase the wind, 
I don't know you lately.

Don't take it, oh, so bad, 
Things are gonna change. 
Don't make it, oh, so sad, 
The sun will shine again.

Please don't lock me out, 
What's it all about? 
I'll change it all completely. 
Won't you let me in, 
Don't you need a friend? 

If I can help, just call me.
I'm easy come and easy go, 
Don't paint it all so sadly. 
Before you know the light will shine, 
Don't burn out completely.

Locked inside yourself, 
You've gotta break out soon. 
Come on and try again, 
And hear a different tune."

BB King live al Pistoia Blues 2012

Pistoia Blues 2011: The Doors, BB King e Lou Reed, spalmati su tre giorni di festival.
Quest'anno le partecipazioni sono di caratura minore, tranne per quanto riguarda il secondo giorno. Infatti, tra i Subsonica del 12 e Paolo Nutini il 14, si staglia imperioso in Piazza del Duomo di San Zeno, l'ultima leggenda vivente del Blues: B.B. King.

E' la sua 10° partecipazione al festival toscano, sono attese 4000 persone per la serata.

Noi partiamo da casa alle 11, ci vogliono 3 ore di viaggio da Genova per arrivare a Pistoia. Acquistiamo i biglietti e imbocchiamo l'autostrada. In macchina attraversiamo tutta la riviera ligure di levante, per poi spuntare ai piedi delle alpi apuane che regalano sempre un bellissimo effetto cromatico: sembra infatti che la neve su quelle vette persista da anni.
Dopo la sosta in autogrill arriviamo a Montecatini, pochi chilometri ci separano dall'uscita autostradale di Pistoia. Paghiamo il pedaggio, ben 18 euro e 50, e ci dirigiamo verso il centro della città.
Dopo aver parcheggiato vicino allo stadio, ci buttiamo nel centro storico, affollato di bancarelle e camioncini dei porchettai. Stand di magliette e di sangria riempiono i viali, tantissima gente di ogni età e provenienza circola per questi antichi vicoli. Personalmente pensavo che la città fosse più interessante, ma mi sono dovuto ricredere. Magari ho avuto poco tempo per visitarla al meglio. Dopo un panino e una birra entriamo in piazza del Duomo, questa si di indubbio fascino e bellezza. La torre del campanile sovrasta le tribune, il battistero si intravede soltanto ma rende il tutto molto scenico. Mi ricorda vagamente Piazza del Campo a Siena.

Arriviamo che sta già suonando qualcuno. Sono i "Chicago Blue Revue", gruppo che scopriamo poi essere ligure, che coverizza pezzi blues già esistenti ma porta anche canzoni proprie. Un buon complesso, con un armonicista molto tecnico e preparato.
Dopo di loro si presentano sul palco i "Maurizio Geri Swingtet", interpretano pezzi loro, una sorta di gipsy blues mixato a tonalità più tradizionali. Intanto la piazza inizia lentamente a riempirsi, la tribuna centrale è tutta esaurita, mentre quella laterale si riempirà più avanti solo per metà. Fortunatamente è una buona giornata, non fa troppo caldo e rispetto a Milano per il concerto dei "Doors", l'atmosfera è più intima e particolare.

Si devono esibire ancora due gruppi prima della guest star della serata: il primo è un artista blues neozelandese, Paul Ubana Jones, solista, che si accompagna solamente con la propria chitarra acustica. Dopo di lui sale sul palco la "Gerry McAvoy band of friends", spettacolare tributo al chitarrista irlandese Rory Gallagher, che partecipò un anno prima della morte, nel 1994 al Pistoia Blues e che ritorna nell'aria della cittadina toscana con questo gruppo guidato dal suo bassista.

Una volta che il pubblico è stato riscaldato, sale sul palco la band di BB King. Fiatisti, coro, batterista, chitarrista e tastierista con tanto di pianoforte a coda al seguito. Iniziano con una breve session, quando ad un tratto si vede apparire in fondo al palco, annunciato dallo speaker, la leggenda vivente del blues: BB King. Posizionata la sedia al centro del palco si fa portare la sua storica chitarra "Lucille" e accompagnato dalla fedele band inizia lo show. La piazza è gremita, moltissima gente gira video e fa foto, l'attenzione è tutta concentrata su quell'arzillo ottantasettenne seduto al centro del palco. Sono molti i classici che si succedono durante il concerto, uno su tutti "The thrill is gone" che fa esplodere il pubblico. Anche "When the saints go marching in", storico pezzo interpretato da Louis Armstrong, fa cantare la platea, fomentata dallo sguardo e dalle parole di King.


Il finale si annuncia commovente, parte "You are my sunshine", e il grande bluesman dice di non voler andar via, di voler restare a cantare, perché appartiene al pubblico e a questa terra. Chiaro è il riferimento alla sua età e al tempo che gli resta per continuare a suonare e a tenere alto il vessillo del blues. Una lacrima gli solca anche il viso, il momento più emozionante della serata. Accompagnato dalla band inizia a lanciare medagliette e collane dorate sul pubblico, probabilmente oggetti che gli appartenevano. Una volta alzatosi dalla sedia, si dirige verso l'uscita dello stage, accompagnato dall'ovazione del pubblico che lo ringrazia a suo modo. Noi ci dirigiamo subito verso l'uscita della Piazza e raggiungendo un'uscita secondaria riusciamo ad incrociarlo a pochi passi di distanza. Siamo pochi a vederlo da così vicino, una fila di bodyguard ci divide da lui. Alcuni scattano foto, altri gli gridano "thank you man". Perché un uomo così non si può far altro che ringraziarlo, per tutto quello che ha dato alla musica e per l'eredità che lascia al mondo dello spettacolo.

lunedì 9 luglio 2012

Ray Manzarek e Robbie Krieger dei Doors a Milano

Lo si attendeva da tempo questo evento.
In molti avevano partecipato nel 2011 al concerto del Pistoia Blues, dove scoppiarono disordini che fecero troncare la scaletta.

Quasi un anno dopo, Ray Manzarek e Robbie Krieger, leggende viventi del rock, tornano in Italia, all'ippodromo di Milano. Sono attese 4000 mila persone. Io e due amici abbiamo comprato i biglietti con mesi d'anticipo, per evitare di restare fuori. Partiamo da Genova alle dieci, in due, il terzo ci raggiungerà col treno più tardi. Dopo un'ora di viaggio arriviamo a Milano e seguendo le indicazioni stradali, troviamo l'ingresso dell'Ippodromo, poco distante da dove abbiamo parcheggiato. Nel prato di Piazzale Lotto ci sono solo tre ragazzi, lo steward ci dice che siamo i quinti ad arrivare. Ci sediamo nel prato e terminiamo con le tempere uno stendardo raffigurante le sagome di Krieger e Manzarek, affiancate dalla scritta "Riders On The Storm", canzone saltata a Pistoia e che speriamo sia eseguita durante il concerto milanese.
Mangiamo un panino e intanto scambiamo due chiacchere con i ragazzi che ci hanno anticipato. Ne vengono da Bergamo, fan's patiti dei Doors, la ragazza ci racconta di averli visti a Parigi in occasione dell'anniversario della morte di Jim Morrison. Ha visto anche The Wall di Roger Waters. Invidia.

Intanto la piazza si è riempita di venditori ambulanti e di paninari, che urlano a gran voce e che fanno un gran casino. Della gente nemmeno l'ombra. Per le quattro iniziano ad arrivare gruppetti di giovani. Dicono che alle cinque e mezza aprano i cancelli. Noi ci mettiamo in coda, sotto il sole cocente, per scattare attraverso l'ippodromo e prendere posto in prima fila. Appena aprono passo insieme ad altre 5 persone,  lascio indietro gli altri e mi catapulto verso lo steward che mi strappa il biglietto. Corro a prendere posto attaccato alla transenna, proprio sotto la postazione di Manzarek. Dopo pochi secondi mi raggiungono i miei amici, rimasti indietro a causa della calca.

Sono le sei e mezza e il concerto inizia alle nove. Tra qualche parola, una birra e lo scambio di aspettative per la scaletta passano un paio d'ore, ma non c'è ancora nessuno sul palco. Un ragazzo della sicurezza bisbiglia che tutto è slittato alle dieci e che ci sarà ancora un po da aspettare. Poco dopo le luci rosse dei faretti illuminano il pubblico, numerosissimo, piccole nubi di fumo si alzano dalla folla, come se vi fossero dei camini nascosti.
Parte "O fortuna" tratto da Carmina Burana di Carl Orff, a tutto volume. Entrano sullo stage per primo Krieger e poi tutti gli altri. Si sente dallo speaker il leggendario "From Los Angeles California". Ad un tratto un potente riff di chitarra pervade l'ippodromo: Roadhouse Blues. Sotto il palco il deliro più assoluto, le urla "Jim è qui" si sprecano. Infatti, Dave Brock, il nuovo cantante, è davvero uguale a Morrison, sia esteticamente ma anche per quanto riguarda il timbro vocale. Poi parte Break On Through, che da il via al concerto.

Durante l'ora e mezza si alternano pezzi famosi, con brani meno mainstream, assoli psichedelici di Manzarek e tapping incredibili di Krieger. Ovunque persone rapite dal ritmo psichedelico, che ballano lentamente facendosi trascinare dalla melodia. Qualcuno lancia una "canna" sul palco e il leggendario tastierista la raccoglie e portandosela al naso esclama "Smells like good!", poco prima di buttarla sulla folla. Il gruppo è attivo e reagisce positivamente al clamore del pubblico, al contrario di Pistoia dove un servizio d'ordine scadente gli impedì di terminare la scaletta a causa delle intemperanze da parte del pubblico stesso. C'è anche Jim Manzarek, fratello di Ray e primo chitarrista dei Doors. Un raggiseno viene lanciato a Brock, che raccogliendolo, sussurra al microfono "oh shit", per poi continuare col suo show.  Il bassista Phil Chen sorride per tutto il concerto. Dopo L.A Woman escono dal palco, ma rientrano acclamati dal pubblico, per suonare "the best song in the world", come la definisce Manzarek prima di attaccare col suo storico organo la leggendaria "Light my fire". Quando questo mette il piede sui tasti il pubblico esplode di gioia. Si congedano con questo capolavoro, al centro del palco si abbracciano e fanno due inchini verso la folla. Innalziamo il nostro stendardo, anche questa volta non è stata eseguita "Riders on the storm", ma ce ne facciamo una ragione. Vengono lanciati plettri, fogli e bacchette sulle prime file, ovviamente non riusciamo a prendere nulla.



L'ippodromo si svuota rapidamente, in molti cercano di raggiungere l'uscita secondaria per incrociarli, ma qualcuno ci comunica che sono già partiti in direzione dell'albergo. Raccogliamo le nostre cose e ci dirigiamo verso l'uscita. In strada c'è la fortuna dei venditori ambulanti, file interminabili per comprare una maglietta con su scritto "Doors". Anche questo è il fenomeno musicale. Imbocchiamo l'autostrada e ci dirigiamo verso Genova con la soddisfazione di aver visto un pezzo di storia della musica. Unica pecca della serata è stata l'atmosfera, troppo fredda e asettica per rendere l'idea di un concerto che arriva diretto dagli anni 60'. Gli stand della Heineken e della Samsung stonano con lo spirito musicale che si respira, la gente è calda ma non abbastanza. Chi ci è stato ha detto che il concerto di Pistoia, da questo punto di vista, è stato superiore. Speriamo ci sia presto il momento per rimediare, con un'altra tappa di questo storico gruppo nel nostro paese.