sabato 28 luglio 2012

Il Banco del Mutuo Soccorso e "Le Orme" incantano Villa Serra

Troppo tempo era passato dall'ultimo concerto del Banco del Mutuo Soccorso a Genova, il festival Goa Boa riporta nel capoluogo ligure questo storico gruppo romano, accompagnato dall'eccezionale presenza de "Le Orme", altro complesso entrato di diritto nell'immaginario di chi gli anni del boom progressivo li ha vissuti, ma anche dei più giovani che hanno riscoperto certe musicalità anni dopo.

Il tutto è coronato dalla suggestiva location: Villa Serra di Comago. Uno dei giardini liguri più belli, condito da sentieri naturalistici e botanici, piante esotiche e dallo splendido edificio dalla quale prende il nome il parco: una villa in stile Tudor, raro esempio di architettura neogotica risalente al diciannovesimo secolo. Il palco è quello del "Breakout festival", organizzato l'anno precedente nella medesima località.

Arriviamo ai cancelli per le nove, dopo essere entrati ci dirigiamo verso il prato che ospiterà il concerto. A differenza degli eventi precedenti, sotto il palco, sono state sistemate file di seggiolini, alcuni riservati ma in maggioranza liberi. Già tutti occupati ci defiliamo ai bordi della prima fila, non prima di aver speso ben 5 euro per una birra che definire piccola sarebbe un complimento. Ci accomodiamo a terra, guardandoci attorno notiamo che c'è molta gente, più di quanto ci aspettassimo. La maggioranza è composta da persone di mezza età ma anche molti giovani sono presenti all'evento e quasi tutti indossano la storica maglia del "Banco" su cui è stampato un vecchio salvadanaio. Come ogni volta il concerto slitta di 40 minuti, un organizzatore sale sul palco per tranquillizzare il pubblico riferendo di un semplice problema tecnico. Ad un tratto le luci che puntano dritte sul prato si spengono, ed ecco salire sul palco uno ad uno i componenti de "Le Orme", che apriranno il concerto per poi fare spazio al Banco. Fabio Trentini al basso e William Dotto alla chitarra, sono seguiti dal "maestro" Michele Bon, tastierista del gruppo dagli anni novanta. Entra poi Jimmy Spitaleri, cantante della band dal 2010, con la consueta capigliatura che vede i lunghissimi capelli bianchi poggiarsi sul petto avvolto in una camicia nera anch'essa stretta in una sciarpa messa come una stola.
Per ultimo sale sul palco Michi dei Rossi, uno dei fondatori del gruppo, appartenente allo stesso dal 1967.

Il concerto inizia ed è subito un grande successo, Jimmy Spitaleri è davvero forte, una bella presenza scenica, ha una voce alquanto particolare, non convenzionale ne per i canoni rock e nemmeno per quelli prog. Questa sua particolarità lo rende superlativo nell'interpretazione de "La voce del silenzio", davvero migliorata rispetto al passato. Il batterista Dei Rossi tra una canzone e l'altra prende spesso la parola, rompendo in modo piacevole l'atmosfera attenta che si va a creare durante l'esibizione. La canzone più richiesta dal pubblico è anche quella che va a chiudere, tra le proteste dei paganti che li vorrebbero trattenere oltre, l'esibizione della band: "Gioco di bimba". Il tastierista Michele Bon da prova del suo confermato talento mostrando l'abilità con la quale si districa fra le distorsioni delle sue tastiere. Anche William Dotto e Fabio Trentini sono davvero eclettici, la maggior parte del pubblico, non avendoli mai visti suonare, considerato che anche le Orme non si vedevano a Genova da tempo, rimangono sorpresi dall'empatia creata all'interno della band, formatasi da poco, se consideriamo i continui cambi di line up alla quale è stato sottoposto il nome "Le Orme" negli ultimi 20 anni. Il gruppo esce dal palco tra gli applausi e le luci sullo stage si spengono temporaneamente.

La musica inizia ad invadere di nuovo il parco nel momento in cui appare da dietro le quinte Vittorio Nocenzi, il tastierista del Banco. Tra gli applausi scoscianti della platea si sistema sul palco, rispondendo anch'esso con un applauso all'ovazione del pubblico. Dopo di lui fa il suo ingresso Filippo Marcheggiani, chitarrista dal 1994. Iniziò la sua collaborazione con il Banco appena diciottenne e il suo talento lo portò e lo porta tutt'ora ad essere uno dei migliori chitarristi nella scena musicale italiana. "Più spettinato che mai", come lo definirà qualcuno durante la serata, si presenta con il suo basso Tiziano Ricci, nella formazione dall'89'. Lo seguirà Alessandro Papotto ai fiati. Parte l'intro di "Nudo". Sale sul palco Francesco Di Giacomo, icona indiscussa della band, marchio di fabbrica dello stile progressivo del gruppo romano. Interpreta la canzone con un'emozione evidente e dopo di essa si lascia andare a qualche battuta: "Lo spread dorme lontano da voi, non preoccupatevi" e lancia un monito di speranza, "non preoccupatevi di quello che accade ma fate come ad un concerto, non subite passivamente ma partecipate, e vediamo di cambiare insieme questa nazione di merda". Gli applausi dal pubblico si sprecano, così come l'emozione che pervade l'aria finisce per contagiare tutti.

Lo show continua con svariati pezzi storici della band, come la struggente quanto suggestiva "Canto nomade per un prigioniero politico". Il testo veritiero ai tempi dell'incisione, si ripropone con sfacciata prepotenza come tema d'attualità ancora oggi, contro il conformismo di massa e l'imbarbarimento dei popoli, armi peggiori di qualsiasi catena. Qualcuno chiede dal pubblico "Ragno", che poi verrà eseguita come pezzo di chiusura, e Di Giacomo risponde "E' una frase che andava di moda qualche anno fa ma è sempre valida, non siamo un juke box".

Sono molte le emozioni che l'esibizione trasmette al pubblico. Le note, l'armonia ma anche l'aggressività di alcune sequenze rendono l'evento davvero memorabile. La voce di Di Giacomo è semplicemente straordinaria. Uno dei momenti più belli della serata è quando il cantante del gruppo romano prende la parola e dedica una canzone ai giovani presenti: "Questa canzone la voglio dedicare con tutto il cuore e con tutta l'emozione ai giovani presenti" dice Di Giacomo visibilmente commosso, "finché ai nostri concerti vedremo dei giovani saremo consapevoli, senza essere santoni, di aver lasciato qualcosa, diciamo di aver seminato se non bene, benino". Dopo queste parole parte "750,000 anni fa l'amore", il capolavoro è realizzato e il pubblico rapito.

Con il Banco non sembra mai arrivato il momento di chiudere, ma quando escono e rientrano per concedere il bis portano con loro una sorpresa che fa accapponare la pelle ai fan del prog: gli ultimi pezzi verranno eseguiti da "Le Orme" e dal "Banco", insieme, sul palco. Ed ecco arrivare tutti i componenti delle due band, manca solo Jimmi Spitaleri, intrattenutosi un po più a lungo dietro le quinte. Lo va a prendere Di Giacomo e quando le band sono al completo esplode Villa Serra. La maggioranza del pubblico è ormai sotto il palco, si canta e si balla al ritmo di due chitarre elettriche, una acustica, un basso, due batterie, un flauto traverso o un clarinetto, due tastiere e due voci. Dopo svariati minuti di esibizione in simbiosi e il momento di spegnere la luce, ed ecco gli artisti in fila sul palco a ballare come al Moulin Rouge, mentre il chitarrista Marcheggiani fa un video col cellulare. Bacchette e plettri vengono lanciati sulle prime file e tra l'ovazione del pubblico gli artisti si congedano.

Senza alcun dubbio una serata che rimarrà impressa nella memoria di tutti i presenti. Condita da una fantastica cornice naturalistica, il Banco e Le Orme hanno dimostrato come anche un genere di musica definito spesso "pesante", può risultare coinvolgente ed interattivo, senza tralasciare l'aspetto tecnico e concettuale di questo ambito musicale.

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