Con UT i New Trolls decidono di tornare a casa, alla latinità dei suoni e della lingua. Non a caso "UT" è una congiunzione latina che sta a rappresentare una finalità, ed è stata utilizzata fino al diciassettesimo secolo per indicare la nota Do.
Arrivo all'Arena per le nove, una bella location che si affaccia sul porto di Genova. Spero di trovare ancora qualche posto libero. Entrando mi stupisco nel vedere poca gente, qualcuno è a prendersi una birra, altri sfogliano i libri in vendita alla bancarella, mentre alcuni sono sul molo ad osservare i traghetti partire per chissà quale meta. Preso il biglietto nel primo settore, mi ritrovo in seconda fila, un buon posto tutto sommato, se non fosse per i seggiolini, così serrati fra loro, che mi costringono a tenere le gambe piegate. Decido di farmi un giro, come in ogni concerto l'inizio slitterà di una mezz'ora. Faccio due chiacchere con i venditori di magliette che vedendomi indosso la t-shirt del Pistoia Blues, mi fanno qualche domanda sull'evento. Noto che sono uno dei pochi giovani presenti, i ventenni si contano sulle dita delle mani, il resto del pubblico è composto da persone di mezz'età.

Si passa dallo struggente "Chi mi può capire" a "Lights", per arrivare a "Nella sala vuota" pezzo che accompagnava l'LP "Concerto grosso n1°". Un'improvvisazione registrata nel 1972. Il batterista Belleno esegue un fantastico assolo, terminandolo visibilmente provato. Vedere la grinta e l'amore per la musica dell'esperto batterista è stato uno dei momenti più belli della serata.
Pezzo da sempre molto criticato è "Paolo e Francesca", brano che passa da un prog molto mediterraneo ad un canto da musical. Il dialogo tra i due protagonisti del brano, viene eseguito con basso e chitarra, il risultato per alcuni è abbastanza grottesco. Se era indispensabile "dire" qualcosa, sarebbe stato preferibile un vero e proprio recitato, alla "Sogno numero 2" di De André.

Un gran bella sessione, in una suggestiva location con musica di qualità. E' sempre triste vedere alcuni seggiolini vuoti a certi eventi e magari incrociare una marea di persone in altri locali poco distanti dal concerto. Che sia più facile e meno impegnativo gettarsi in una discoteca e farsi fotografare vicino a tette giganti, piuttosto che ascoltare musica da "capire" è fuori da ogni dubbio. E non è questione di moralismo. Non pensavo semplicemente che generazioni intere si fossero rincoglionite fino a questo punto.
Complimenti a chi ci ha regalato delle emozioni e lunga vita agli Uno Tempore!
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