giovedì 26 luglio 2012

Genova riscopre l'anima progressive dei New Trolls

Il 25 luglio 2012, all'Arena del Mare al Porto Antico arrivano i New Trolls. O meglio, arrivano Salvi e Belleno, unici componenti originali dello storico gruppo genovese. Gli altri sono dei rimpiazzi, comunque molto bravi e all'altezza della situazione: Claudio Cinquegrana alla chitarra, Fabrizio Chiarelli voce e basso, Alessandro Del Vecchio tastiera e voce.  L'idea è quella di portare in tour UT, l'album interamente progressive della band, scritto e inciso nel 1972, dopo l'insuccesso commerciale di "Searching for a land", primo album doppio nella storia del rock italiano, cantato interamente in inglese. Il pubblico non era ancora pronto a una novità del genere, tutti si aspettavano un LP che facesse innamorare come "Concerto Grosso n1°" e invece arrivò un LP che la critica d'allora definì un po presuntuoso.

Con UT i New Trolls decidono di tornare a casa, alla latinità dei suoni e della lingua. Non a caso "UT" è una congiunzione latina che sta a rappresentare una finalità, ed è stata utilizzata fino al diciassettesimo secolo per indicare la nota Do.

Arrivo all'Arena per le nove, una bella location che si affaccia sul porto di Genova. Spero di trovare ancora qualche posto libero. Entrando mi stupisco nel vedere poca gente, qualcuno è a prendersi una birra, altri sfogliano i libri in vendita alla bancarella, mentre alcuni sono sul molo ad osservare i traghetti partire per chissà quale meta. Preso il biglietto nel primo settore, mi ritrovo in seconda fila, un buon posto tutto sommato, se non fosse per i seggiolini, così serrati fra loro, che mi costringono a tenere le gambe piegate. Decido di farmi un giro, come in ogni concerto l'inizio slitterà di una mezz'ora. Faccio due chiacchere con i venditori di magliette che vedendomi indosso la t-shirt del Pistoia Blues, mi fanno qualche domanda sull'evento. Noto che sono uno dei pochi giovani presenti, i ventenni si contano sulle dita delle mani, il resto del pubblico è composto da persone di mezz'età.

Si fanno le nove e mezza, noto che la prima fila è quasi interamente libera e occupo un posto. Ho una visuale perfetta, mentre sul palco salgono gli UT/New Trolls. Parte l'applauso. Salvi, storico tastierista, dalla sua postazione fa una breve presentazione. Si apre subito con l'album simbolo dell'evento, parte "Studio" e da lì si seguirà l'ordine naturale dell'album. Tra un pezzo è l'altro c'è quasi sempre una breve spiegazione di Salvi. La prima grande emozione della serata è l'esecuzione de "I Cavalieri del lago dell'Ontario", esegesi del prog nostrano, superbo pezzo pieno di emozioni anche visive, grazie al bellissimo testo cantato in questo caso dal nuovo bassista Fabrizio Chiarelli e dal tastierista Alessandro Del Vecchio.

Si passa dallo struggente "Chi mi può capire" a "Lights", per arrivare a "Nella sala vuota" pezzo che accompagnava l'LP "Concerto grosso n1°". Un'improvvisazione registrata nel 1972. Il batterista Belleno esegue un fantastico assolo, terminandolo visibilmente provato. Vedere la grinta e l'amore per la musica dell'esperto batterista è stato uno dei momenti più belli della serata.

Pezzo da sempre molto criticato è "Paolo e Francesca", brano che passa da un prog molto mediterraneo ad un canto da musical. Il dialogo tra i due protagonisti del brano, viene eseguito con basso e chitarra, il risultato per alcuni è abbastanza grottesco. Se era indispensabile "dire" qualcosa, sarebbe stato preferibile un vero e proprio recitato, alla "Sogno numero 2" di De André.

Poi è tutta una tirata verso la conclusione del concerto, il pubblico apprezza l'esibizione con una lunga serie di  applausi, anche se gli artisti sul palco avrebbero meritato una vera e propria standing ovation. Dopo l'ultimo pezzo, "La prima goccia bagna il viso", il gruppo esce dallo stage fra gli applausi. Molte persone si avviano verso l'uscita. Nemmeno il tempo di avvicinarmi al fonico per chiedergli di passarmi la scaletta, che ecco rientrare la band. Io mi trovavo con i gomiti poggiati sul palco insieme ad altre poche persone, mentre il tastierista Del Vecchio invitava tutto il pubblico rimasto a portarsi ai piedi della struttura. Una volta sistemati fanno un bis di "Shadows" (Adagio), molto bello. Poi si intrattengono un po con la gente. Una volta terminato il concerto, l'arena all'aperto si svuota lentamente e io riesco a farmi passare l'agognata scaletta.


Un gran bella sessione, in una suggestiva location con musica di qualità. E' sempre triste vedere alcuni seggiolini vuoti a certi eventi e magari incrociare una marea di persone in altri locali poco distanti dal concerto. Che sia più facile e meno impegnativo gettarsi in una discoteca e farsi fotografare vicino a tette giganti, piuttosto che ascoltare musica da "capire" è fuori da ogni dubbio. E non è questione di moralismo. Non pensavo semplicemente che generazioni intere si fossero rincoglionite fino a questo punto.

Complimenti a chi ci ha regalato delle emozioni e lunga vita agli Uno Tempore!

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