Ritorno a "battere a macchina" per scrivere le mie impressioni sul film Donnie Darko, che avevo già visto da piccolo ma che ho avuto la fortuna di rivedere ieri sera. In un periodo dove tutti parlano di colossal come Batman, o delle solite storielle da supereroi da pensionare come in "Avengers", torna in auge nel mio personale olimpo cinematografico il film di Richard Kelly, che lo ha sceneggiato a 29 anni e che è arrivato alla ribalta mondiale grazie al successo "underground" di questa pellicola, scartata dal pubblico "bene" e rilanciata sul web attraverso un fitto passaparola virtuale.
Donnie è un ragazzo, va al liceo, vive nell'anno 1988, che vede protagonisti Bush e Dukakis alla corsa per la presidenza USA. Fa parte di una famiglia medio borghese, agiata, che tenta di mascherare i problemi sotto una lieve coltre di retorica. Lui deve far uso di psicofarmaci, essendo affetto da un disturbo schizofrenico-paranoico. Il suo migliore amico, infatti, è un coniglio alto un metro ottanta, che vede solo lui e che gli impartisce ordini. Questo appare con cadenza apparentemente casuale dinnanzi a lui. L"allucinazione" gli permetterà di salvarsi la vita. Infatti, mentre lui riposa in un campo da golf, spinto a dirigersi in quel luogo, proprio sopra camera sua cade la fusoliera di un aereo che poi risulterà essere scomparso nel nulla. Grazie a questo miracolo Donnie ha la possibilità di continuare a vivere la sua vita, fra ipocrisie, disagi esistenziali, la ricerca di Dio, dell'amore e del tempo perduto. Mi fermo qui con il racconto del film, non ho intenzione di "spoilerare" e di impedire a chi non l'abbia già fatto, di godersi appieno questo capolavoro del cinema contemporaneo.
Se siete stufi delle solite commedie adolescenziali, degli ormai prevedibili horror o delle saghe di fantascienza che non stupiscono più nessuno, questo è il film che fa per voi. Qualcuno ha scritto che "Donnie Darko" è come se "David Lynch prendesse in ostaggio il cast e la sceneggiatura di American Pie". Ovviamente è molto di più, ma questa è comunque una frase divertente che rende l'idea. Se volete confondere la vostra mente, cercare una soluzione ad un intrigo esistenziale, Donnie Darko potrà soddisfare la vostra voglia di emozioni e di riflessioni.
E' come se il regista avesse creato un film su due diversi piani narrativi, uno che ci viene proposto davanti a i nostri occhi e l'altro che è tutto da immaginare, completamente libero da ogni costrizione di plot e che comunque venga pensato non va ad interferire con quello che è il significato ultimo del film. Questo lo capiranno alla fine della proiezione le persone più attente, mentre la chiave di lettura è molto intricata ma raggiungibile con una logicità ordinata.
Qui si parla di ribellione, di amore adolescenziale, di sogni eterni che poi vanno a sfumare nell'età adulta e che invece dovrebbero accompagnare l'uomo per tutto il corso della sua vita. Si passa dall'ipocrisia moralista e bigotta, alla ricerca di Dio, arrivando poi al potere della mente e dello spazio tempo. E' una chimera perfetta, dove si analizza il socio politico e l'esistenziale senza cadere nella retorica, senza guardare solo il "bianco" o il "nero" , ma analizzando tutte le sfumature, rifiutando l'idea borghese di omologazione e conformismo.
Donnie Darko o si ama o si odia, il secondo caso, solitamente, accade a causa della difficoltà di comprendere tutte le sfaccettature della trama. Se vi piace spaventarvi per lo spiritello che esce da dietro una porta, se vi piacciono gli eventi risolutori alla "I mercenari" questo è un film che non fa per voi. Non finirete di vederlo dicendo "minchia che figata", al massimo vi passerete una mano fra i capelli per riuscire a capire quello che avete appena guardato. Sicuramente uno dei film indipendenti e non, più belli di sempre.
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